Cosa ci hanno insegnato le Olimpiadi e perché sono un valore da preservare
L’edizione XXXIII dei Giochi Olimpici moderni, nella versione estiva, si è tenuta a Parigi.
Da sempre appassionato di sport e di Olimpiadi in particolare, è la prima edizione che seguo da spettatore, ma con la competenza e le consapevolezze di psicologo dello sport.
Questo non mi ha impedito di vivere le classiche situazioni da tifoso italiano medio che si appassiona a sport sconosciuti, che si esalta per vittorie che sente proprie e che rimane estremamente deluso per medaglie che tutti consideravano scontate. Che poi, di scontato nello sport e nella vita che cosa c’è?
Come sempre e forse, proprio per questa mia particolare attenzione e rinnovata consapevolezza, un po’ più di sempre, i Giochi sono stati ricchissimi di storie individuali e collettive, “storie olimpiche” di rivalsa, di riscatto, di delusione, di conferma, di inizi e di conclusioni, di amore, di politica, di polemiche e di litigi. Tutto ciò mi ha fatto vivere 2 settimane di emozioni: commozione (tanta), empatia, comprensione, rabbia, delusione, esaltazione, incredulità, sorpresa. Il merito e il ruolo da protagonista di tutto ciò sono delle atlete e degli atleti: fantastico esempio della complessità umana, fatta della perfezione di corpi, salute e prestazioni e dell’imperfezione di corpi, salute e prestazioni, sempre in bilico tra vittoria e sconfitta, successo e insuccesso, alla ricerca della perfezione e mai così vicini alla fragilità e a spezzarsi.
È questo, a mio parere, il vero Spirito Olimpico, parola tanto abusata da essere divenuta spesso svuotata del suo significato: l’umanità meravigliosa e complessa di atlete e atleti che competono insieme alla ricerca dell’eccellenza, del proprio successo e della realizzazione di sé.
Ecco dunque una personalissima lista di cose che le Olimpiadi di Paris 2024 ci hanno insegnato come valori da custodire, tutti insieme, ciascuno per la propria parte:
· Il processo, quotidiano e faticoso, è la parte più importante del percorso, quella in cui trovare soddisfazione e motivazione e, in questo senso, conta di più del singolo risultato
· Il benessere psico-fisico è un obiettivo almeno importante quanto la prestazione
· La preparazione mentale è un aspetto non più trascurabile della preparazione dell’atleta, in ogni sport e a ogni livello
· La fragilità è più bella della perfezione, nasconderla e vergognarsene non è una strategia efficace
· Raggiungere il proprio potenziale e “fare tutto ciò che si poteva fare, nel modo migliore in cui lo si poteva fare” sono due obiettivi importantissimi, tutto il resto va accettato. Non fare questo è l’unico rimorso che vale la pena provare
· Il rispetto per l’avversario come parte integrante del processo di crescita e miglioramento, come un’altra persona con obiettivi e capacità simili con cui misurarsi per evolvere
· L’errore (anche da parte degli altri) è parte integrante e inevitabile del processo di apprendimento
· Sognare è il primo passo per realizzare i sogni
· Conoscere se stessi e i propri obiettivi è l’investimento più importante che si possa fare
· Sport e politica, anche se il CIO lo vuole negare, rimarranno sempre inestricabilmente connessi e anche in queste Olimpiadi gli atleti e le atlete ce l’hanno ricordato spesso
· Atlete e atleti hanno gli strumenti, la personalità, la voglia e suscitano abbastanza interesse per fare auto-narrazione dei loro percorsi e delle loro esperienze su diversi canali digitali. La molta narrazione giornalistica vecchia, giudicante, irrispettosa e così distante dalla consapevolezza degli atleti è davvero ancora necessaria?
· Gli atleti e le atlete sono lo sport e lo sport sono gli atleti e le atlete: stanno riconoscendo di avere questo potere e di poterne disporre per stare bene e per affrontare lo sport al meglio, perché senza di loro non c’è sport, non c’è federazione, non c’è Olimpiade
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